lunedì 6 agosto 2012

Un racconto di guerra: l'uomo che verrà

Mi sono accorta che ho analizzato film dei più svariati paesi ed epoche storiche, ma non ho ancora parlato del cinema made in Italy. Attaccare con Fellini o Pasolini sarebbe troppo scontato e classico per me, per quanto in futuro certamente li tirerò in ballo.
Purtroppo al giorno d'oggi figure di quel tipo in Italia non ce ne sono più, e quelli che più si avvicinano non perdono occasione per fuggire e girare all'estero (come dargli torto). In un epoca in cui gli incassi maggiori sono quelli dei cinepanettoni (che per quanto "siano necessari" per soddisfare il grande pubblico non dovrebbero essere il prodotto cinematografico principale) ogni tanto sbuca qualche film che fa ben sperare in un cambiamento di rotta.
Uno di questi gioiellini è L'uomo che verrà, film del 2009 di Giorgio Diritti.
Girato tra toscana ed emilia, e ambientato durante la seconda guerra mondiale, racconta la storia di una famiglia contadina alla vigilia della strage di Marzabotto. I fatti vengono filtrati dagli occhi e dai pensieri di Martina, bambina intelligente e fragile, che ha smesso di parlare in seguito a un trauma. Sulla quotidiana lotta per la sopravvivenza e le ricorrenze importanti (come la prima comunione) grava anche il pericolo della guerra e degli abusi dei tedeschi.
Quando infine la tragedia si compirà, in un crescendo di atrocità e commozione, sarà proprio Martina, miracolosamente sopravvissuta, a trovare la forza di reagire e prendersi cura del fratellino neonato, recuperando anche l'uso della voce per cantargli la ninna nanna.
Film struggente, in un certo senso quasi neorealista (perdonate il termine usato in modo poco appropriato); girato in dialetto bolognese con i sottotitoli in italiano (che io ho ignorato perchè 1. il dialetto lo so 2.mi distraevano 3. certe espressioni locali non possono essere tradotte) ricrea perfettamente l'atmosfera e la realtà del tempo, facendoci respirare tutte le ansie, le preoccupazioni e le paure dei protagonisti. Molto apprezzato dalla critica, ricalca fedelmente gli abominevoli fatti dell'autunno del '44, compreso l'accenno a qualche personaggio realmente esistito.
Tra gli interpreti: Maya Sansa, Alba Rohrwacher e l'attore autoctono Orfeo Orlando, che ho avuto il piacere di conoscere a marzo in occasione del Festival di corti Bazzacinema (io ero lì in qualità di tirocinante-schiavetta) e che saluto cordialmente (sperando che legga il blog!!!).
Se siete dei dintorni, guardare questo film è una buon modo per ricordare la storia locale e quella dell'Italia intera.

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